Ampiezza della scena sonora

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L’ampiezza della scena sonora è determinata non solo dalle caratteristiche di un impianto (o di un’orchestra, ad esempio). Essa è correlata anche alla sensazione soggettiva di spazio cui contribuisce l’ambiente. Viene da sé che l’illusione di trovarsi in una sala d’ascolto più grande dipende anche dalla posizione dei diffusori e, paradossalmente, delle caratteristiche della sala stessa.

Per molto tempo è stata opinione diffusa che la spaziosità fosse il frutto di un’uniforme distribuzione del campo sonoro all’interno della sala d’ascolto. Studi condotti a partire dalla fine degli anni 60 hanno appurato che il campo diffuso non è la causa principale.

L’elemento che più enfatizza la spaziosità della scena sonora è l’arrivo laterale della prime riflessioni. Quindi una scena più ampia può essere ottenuta con una piccola quantità di riflessioni in ritardo rispetto al segnale diretto, che raggiungono la testa dell’ascoltatore da direzioni laterali. 

 

Schema che illustra la differenza di percorrenza tra il suono diretto (blu) e le prime riflessioni (viola); “a” caratterizza l’angolo di arrivo.

Le prime riflessioni sono indipendenti dalla quantità di riverbero della stanza e sono quelle con un ritardo, rispetto al suono diretto, compreso tra 5 ed 80 millisecondi (da 1,7 a 27 metri di percorrenza in più). Le frequenze di maggiore interesse sono comprese tra i 500 ed i 3000 Hz ed il loro angolo di arrivo determina la loro efficacia. Ad esempio, un angolo di arrivo nullo (ovvero riflessioni che arrivano dal fondo della stanza) provoca un effetto spaziale nullo in quanto non vi saranno differenze di pressione sonora tra i due canali dell’apparato uditivo.

È quindi possibile stabilire la posizione dei diffusori e dell’ascoltatore in modo da enfatizzare la percezione della spazialità. È chiaramente possibile, se desiderato, modificare l’ambiente d’ascolto in modo da regolare l’afflusso di prime riflessioni laterali verso l’ascoltatore.

L’angolo laterale delle prime riflessioni è l’elemento che più contribuisce alla spazialità, ma certamente non l’unico. Ad esempio, la spazialità aumenta in modo proporzionale al volume d’ascolto.

REFERENZE

  • Barron M, Marshall AH, “Spatial Impression Due to Early Lateral Reflections in Concert Halls. 1981.
  • Burgtorf W, “The Percectibility of Delayed Sound Signals. 1964.
  • Neu G, Mommerz E, Schmitz A, “Investigation on the True Directional Sound Reproduction by Playing Head-related Recordings Over Two Loudspeakers”. 1992.
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